La compagna di Pino Daniele: “Non ho fatto in tempo a dirgli tante cose”

Fabiola Sciabbarrasi
Photo credit: Fabiola Sciabbarrasi (https://www.instagram.com/fabiolasciabbarrasi)

La compagna di Pino Daniele: “Non ho fatto in tempo a dirgli tante cose”.

Intervista.

La compagna di Pino Daniele: “Non ho fatto in tempo a dirgli tante cose”. Intervistata da Vanity Fair, Fabiola Sciabbarrasi parla del marito.

Scomparso nel gennaio 2015, Pino Daniele ha lasciato un grande ricordo.

Confessioni.

Ecco le parole.

“Mi sono innamorata di Pino senza una ragione, per incanto. E poi, all’improvviso, l’ho perso due volte”.

“Dopo la morte di Pino ci sono stati troppi commenti, troppe interpretazioni, avevo paura si fosse spostata l’attenzione da ciò che conta davvero. Pino è stato un grande artista, un ottimo papà, un buon marito. Pino amava innamorarsi delle cose semplici, aveva un bellissimo sorriso. Ho voluto quindi riavvolgere il nastro, tornare indietro nel tempo, ricordando le giornate belle, quelle brutte. Oggi so che un epilogo tragico non significa per forza fine di tutto. Resta l’amore intorno”.

“Quando è successo il disastro e l’ho perso per la seconda volta, erano ancora troppe le cose tra di noi non dette, non chiarite. Non abbiamo avuto tempo”.

 “Schiva, chiusa nel mio scrigno. Una ragazzona che non si riconosceva in un corpo da modella. Il mio primo matrimonio era già crollato, il lavoro era il mio unico obiettivo. Massimo Troisi è stato il nostro Cupido d’eccezione. Quella sera mi telefonò: “Organizzo una cena da me, tra amici. Dai, vieni anche tu. C’è anche quel mio amico napoletano che scrive le musiche dei miei film”. Io non avevo molta voglia, mi sono presentata in ritardo, in tuta. Quando ho visto Pino ho avuto subito la percezione di incontrare un’anima simile. Ma non è stato un colpo di fulmine. Io ero ancora sposata, lui pure. Ha iniziato a scrivermi spesso, siamo diventati amici, aveva saputo cogliere l’essenza della mia indole. Ero preoccupata per l’evoluzione del nostro rapporto, non volevo destreggiarmi in situazioni poco chiare, essere solo una di passaggio”.

“Dopo la sua scomparsa, non sono più riuscita ad ascoltarle per anni. Se capitava un suo brano in radio, spegnevo subito. Non sono andata ai concerti degli amici che lo ricordavano. È stato e resta l’uomo più importante dei miei primi 50 anni. Piano piano ho trovato la strada, senza l’aiuto di terapisti. In molti mi avevano consigliato di farmi aiutare, di andare in analisi, ma ho detto di no. Ho sempre pensato fosse una cosa mia, dovevo farcela da sola, con i miei tempi”.